Incisioni del traduttore n° #632
21 Maggio 2020

Il vento diventa verde, quando passa e ripassa, ed è passato soprattutto, tra la verzura ondeggiante.

Un vent leger suffisait, à déplacer toute chose autour de moi, aussi bien que la flamme tremblante de ma bougie.

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CAPITOLO 1: FOLLE IDEA
Correva la mattina di sabato 20 marzo, fuori, l'epidemia era esplosa, del tutto fuori controllo. G. (Gregor?!) Finardi aveva dormito male, come gli succedeva da giorni e giorni ormai, a causa delle notizie drammatiche che lo tormentavano. Anche la luce glauca del bagno si era bruciata, ed era finito il latte: una lampadina ancora da cambiare e del succo d'arancia residuo, questo offriva la giornata. Fissava la colazione, emblema forse di quei tempi bui, così nuovi e così guasti. Quando improvvisamente l'idea, folgorante.
Dopotutto lo conosceva abbastanza per sapere che ne avrebbe comunque scritto, anche solo per se stesso, per serbare una traccia di quell'esperienza dolorosa, e soprattutto per reagire, per dare una forma intellegibile al mostro dell’assurdità: Éric Chevillard avrebbe scritto pagine e pagine, pagine profondissime sul confinamento, idee magnifiche sul mondo nuovo che ci avrebbe aspettato. A G. invece non occorreva certo aspettare di leggerle, tantomeno di vederle tutte pubblicate da "Le Monde".
Erano le 7:55, quando il piccolo editore assonnato si mise a scrivere un'email piena di speranza al grande autore francese, dichiarandogli la ferma intenzione di pubblicare quel testo ancora in fieri, il testo di cui anche l'Italia -ne era certo- avrebbe avuto bisogno.
A pensarci bene, del resto, bastano due elettrodi ben conficcati nel cranio di un'arancia, per accendere una lampadina.


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